Newsletter Sistema Bibliotecario di Fano / 18-24 maggio 2020
Presentazione del libro “La cultura orizzontale” (Laterza, 2020). All’incontro intervengono gli autori Giovanni Solimine (Università di Roma “La Sapienza”) e Giorgio Zanchini (Giornalista RAI) in dialogo con Lella Mazzoli (Direttore Istituto per la formazione al giornalismo culturale). Introduce Samuele Mascarin, Assessore alle biblioteche del Comune di Fano
Partecipa alla diretta Facebook sulla pagina della Mediateca Montanari – MEMO o collegati al link https://zoom.us/j/98183588362
- 16/05 C’erano un italiano, un francese e un tedesco… (La storia)
- 23/05 Maledetti euroburocrati… o no? (Le istituzioni)
- 30/05 Quando non c’era l’Euro… (Economia e finanza)
Per informazioni https://www.sistemabibliotecariofano.it/elenco/eventi/visualizza-eventi/sici-events/2020-05-16/item/a-proposito-di-europa/
> Migliora il tuo inglese. Tandem linguistico organizzato grazie al servizio Informagiovani Dedalo, tutti i giovedì dalle 17.00 alle 18.00
Per informazionihttps://www.sistemabibliotecariofano.it/elenco/eventi/visualizza-eventi/sici-events/2020-05-18/item/esplioriamo-i-cesti-sonori-da-casa/
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MeMoFotografia
La storia della fotografia in Italia raccontata attraverso collezioni private.
I^ edizione La lastra (1839–1930)
A cura di Marcello Sparaventi e Paolo Talevi
Dal 24 ottobre al 29 novembre 2015
Questa rassegna annuale sulla fotografia storica nasce dall’ammirazione per il pensiero innovativo, l’abilità costruttiva, e sopratutto la capacità manuale dei “protofotografi”.
La mostra tenta di ripercorre la storia della fotografia in Italia attraverso l’esposizione di apparecchi fotografici antichi che in questa prima occasione sono legati all’uso della lastra fotografica.
Con l’arrivo delle dispense di Louis Jacque Mandè Daguerre anche in Italia nel 1839 iniziano, nelle Università, a ripetersi gli esperimenti della nuova invenzione. Fu proprio all’Università di Torino che Enrico Federico Jest, fornitore di strumenti ottici, costruì con l’aiuto di un ebanista, la prima fotocamera italiana a cassette scorrevoli producendo così il primo dagherrotipo italiano.
Il dagherrotipo (una lastra di rame argentata) per la sua preziosità e la sua irrepetibile nitidezza a livello molecolare apparve in quegli anni come una meraviglia. Occorrevano svariati minuti di esposizione ed era una copia unica. Il viaggio prosegue attraversando tutte le altre fasi della nuova scoperta.
Si fa strada l’invenzione concorrente: la calotipia (negativo su carta dell’inglese William Henry Fox Talbot). Con questo procedimento nascono i termini: immagine latente, negativo, positivo, sviluppo e fissaggio usati fino ad oggi. Il procedimento ha portato allo sviluppo della fotoincisione, e quindi alla moderna stampa delle immagini.
Per la scarsa trasparenza della negativa di carta si pensò di utilizzare una lastra di vetro e come legante della emulsione alla lastra si ricorse all’albume dell’uovo: nel 1847 inizia così il periodo della lastra e della carta da stampa all’albumina caratterizzato dalla bellezza dell’immagine ma anche di una minore sensibilità rispetto alla calotipia.
Già nel 1852 viene fondata a Firenze la ditta dei fratelli Alinari, la più antica azienda fotografica al mondo.
Nel 1852 il collodio (colla) sostituì l’albumina.
La sensibilità aumentò, erano sufficienti pochi secondi, ma la lastra così trattata andava esposta ancora umida, se si asciugava perdeva la sensibilità.
Una lastra negativa di collodio umido produceva un negativo grigio-scuro ed appoggiata su un fondo nero appariva positiva.
Nel 1854 l’americano James Ambrose Cutting ottenne un collodio grigio-chiaro e brevettò il suo procedimento con il nome di ambrotipia.
Se l’emulsione al collodio veniva stesa direttamente su una lastra di ferro verniciata di nero, si otteneva la ferrotipia che ebbe un grande successo popolare, usata sopratutto dai fotografi ambulanti nelle fiere.
Nel 1871 fu inventato un nuovo procedimento: alla lastra di vetro venne applicata una emulsione alla gelatina-sali d’argento.
Le lastre e le carte così preparate avevano una sensibilità maggiore dei procedimenti precedenti ma sopratutto si conservavano per un lungo periodo.
Cessava così l’abilità dei protofotografi.
Tutta la preparazione veniva delegata all’industria. Inizia in Italia la produzione di fotocamere non solo per i professionisti ma anche per i fotoamatori.
I fotografi divennero migliaia.
Alla fine del XVIII secolo le ditte italiane (Emilio Resti, Lepage, Albini) vantavano cataloghi molto ricchi con 60-90 modelli di apparecchiature fotografiche con i relativi accessori.
Centrale Fotografia presenta così una panoramica storica con la collaborazione dei collezionisti: Paolo Talevi, Mauro Mattioli, Maurizio Recano, Paolo Del Bianco, Maurizio Gizzi, Maurizio Vizzini e della Biblioteca Federiciana. Tranne alcune eccezioni esemplificative le apparecchiature in mostra sono state prodotte da aziende italiane.
MemoFotografia continua nel 2016…
Da una azienda produttrice di esplosivi e dall’esperienza di un tecnico meccanico riparatore degli strumenti ottici usati nella Prima Guerra Mondiale, nasceranno nel dopoguerra due delle maggiori ditte italiane: Ferrania e Bencini.